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Sinistre presunzioni

 

Una premessa.


Pensando al vetro, noi immaginiamo un materiale trasparente, benché, adeguatamente trattato (manipolato), il vetro possa diventare opaco. D’altra parte l’acqua la immaginiamo limpida ma, come sappiamo, in certe e particolari condizioni può diventare torbida.

L’immagine che segue vuole rappresentare sinteticamente entrambe le cose, cioè: la torbidità.

 

Vetro/Acqua
Torbidità

 Fine Premessa

 

La presunzione umana, nella sua forma estrema, patologica, è l’arrogante atteggiamento di chi ritiene sempre di sapere, capire e/o fare tutto meglio degli altri. Si tratta della condizione che fa affermare perentoriamente a chi ne è preda di essere sempre e comunque nel giusto: “Io conosco la Verità! Ne consegue che, qualunque cosa ‘IO’ pensi, dica o faccia è sempre ben fatta!”. Si tratta ovviamente di un problema psicologico piuttosto serio, che può trasformarsi rapidamente anche in un “disturbo della personalità”.

L’aggettivo sinistro intende qualificare la presunzione di natura patologica come modo di essere inquietante, opaco e quindi torbido, in definitiva non trasparente, dato che descrive una particolare forma di presunzione che mantiene strumentalmente molte zone d’ombra.

Quando il termine si applica ad un singolo essere umano, diremo che egli è preda di una sinistra presunzione solo se il suo comportamento è meccanicamente arrogante ma al tempo stesso ambiguo, opaco e torbido. Ad esempio: l’individuo, in preda ad una sinistra presunzione patologica, adotta un comportamento esageratamente altezzoso che spesso tende a non rivelare ciò che pensa veramente, ovvero ad affermare spesso il falso, ben sapendo di farlo per un suo inconfessabile interesse personale o di bottega.

Quando il termine si applica ad un organizzazione di individui, l’aggettivo sinistro descrive una volontaria strategia di potere, finalizzata alla manipolazione ed al controllo delle masse, in poche parole: alla conquista ed alla gestione continua ed ininterrotta del potere politico (comportamento machiavellico).

Facciamo un banale esempio tratto dalla realtà?

Se ci organizziamo in un partito politico e ci proponiamo esplicitamente di essere “astuti come colombe”, mettiamo in atto un proposito volontariamente ambiguo per fini inconfessabili di potere. Ci presentiamo all’esterno come tenere colombine, ma adottiamo un comportamento da falchi per distruggere il nemico da abbattere. Per essere intellettualmente onesti, limpidi e quindi trasparenti dovremmo invece dire che intendiamo essere astuti come falchi. Il falco, si sa, è pericoloso proprio perché aggressivo e molto astuto, mentre la colomba è innocua perché non è né aggressiva, né tanto meno astuta. Quando si è o si intende essere aggressivi e astuti, ci si dovrebbe quindi presentare come falchi o e non certo come ingenue e bonarie colombe. Quindi se si decide di indossare volontariamente la maschera della colomba, pur sapendo di essere, sotto sotto, dei veri falchi, si opera con l’intento di ingannare chi ci sta di fronte (stratagemma). Certamente si tratta di un comportamento legittimo in tempo di conflitti, dato che le guerre si vincono innanzitutto con l’inganno, ma se il gruppo che attua il depistaggio, la manipolazione, si presenta contemporaneamente come pacifista, buonista e/o solidarista, cosa che accade ormai troppo spesso, qualcosa non quadra e il pericolo incombe.

Definiamo quindi sinistre quelle presunzioni umane che nascondono le reali intenzioni di chi vuole conquistare il potere politico senza soluzione di continuità, ritenendo di conoscere dove sta di casa la Verità assoluta che, naturalmente, chi non la pensa come i detentori di Verità sarebbe incapace anche solo di percepire.

Le sinistre presunzioni sono quindi dei modi di essere che hanno come riferimento il pensiero di determinati individui o gruppi di individui che, ritenendo di conoscere la Verità assoluta, vogliono acquisire e mantenere per sempre il potere politico nelle loro mani (vedi come esempio odierno il partito comunista cinese che non ammette alternativa).

Il fatto che gruppi di individui siano guidati da atteggiamenti sinistri e presuntuosi, non promette nulla di buono ed anzi garantisce un profondo malessere, ovvero gravi patologie nelle popolazioni di riferimento.

La conoscenza della Verità è infatti una pura utopia umana. Non esiste!

Le convinzioni granitiche che alcuni particolari individui sposano in genere con atto di fede (troppo spesso fanatica) sono soltanto illusioni di Verità o non Verità assolute. Purtroppo, chi possiede forti convinzioni personali ed un alta opinione di se stesso può facilmente imporre la propria verità agli altri, spacciandola per Verità assoluta ed incontrovertibile.
Ma dato che non intendiamo essere mal compresi con questa premessa un po’ astratta, cercheremo di essere più concreti nelle più banali descrizioni che seguono...


Avete presente i personaggi che frequentano i “talk show” televisivi?

Capita di ascoltarli quando si vuole avere qualche notizia su un fatto anche grave appena accaduto, su una scelta politica molto controversa o su un problema sociale o epocale che assilla i cittadini.

Di solito al giorno d’oggi si accende frettolosamente la TV e si fa zapping per cercare le ultime notizie sui TG sui siti WEB di informazione, sui canali News24 o magari su quei canali che propinano in continuazione programmi di approfondimento, alla presenza di intellettuali, politici e giornalisti di rango.

Tra questi ultimi capita spesso di ascoltare dei personaggi più o meno noti che sembrano scendere direttamente dal Monte Sinai con le Tavole della Verità (laica) ‘salvate’ sul loro Tablet.

Che si tratti di intellettuali, politici o giornalisti, l’informazione italiana, pubblica e privata che sia, pare avere sempre bisogno di presentare due fazioni contrapposte, costituite da un lato da coloro i quali conoscono la Verità (in prevalenza i cosiddetti spiritual-materialisti ovvero i ‘progressisti’) e dall’altra quelli che, a parere dei primi, non saprebbero neanche dove sta di casa il buon senso. Questo fatto è naturalmente strumentale all’affermazione del valore positivo dei primi a discapito dei secondi (con richiamo alla manipolazione di massa).

Il copione è quindi sempre lo stesso: i primi, i buoni, devono apparire molto intelligenti ed umani rispetto ai secondi, i cattivi, che devono apparire al pubblico estremamente stupidi e disumani. Non che tra i cosiddetti cattivi in genere si invitino a dibattere delle cime intellettuali, ma è bene notare che il copione va per lo più in questa direzione.

Tra quelli che frequentano d’ufficio la Verità assoluta c’è sempre l’intellettuale “organico”, il politico un po’ troppo narciso che, evidentemente, non ha mai sbagliato in vita sua ed infine il giornalista onnisciente ed un po’ viscido, che vede dall’altra parte solo mistificatori, amici dei ladri e farabutti.

Questi personaggi fanno continuamente lezione agli altri su ogni cosa, con una tale presunzione e una tale spocchia, che le loro sinistre analisi sulle idee e sull’operato di quelli che secondo loro sono privi di buon senso sembrano discendere direttamente da un Paradiso che solo loro evidentemente conoscono.

Questi cosiddetti detentori di Verità assolute, come sappiamo, sono sempre esistiti, ma oggi non vestono più soltanto l’abito talare, visto che si atteggiano a laici e propinano non il Regno di Dio alla fine del Mondo, bensì l’apologia dell’attuale Repubblica, della sua Carta Costituzionale e del Sistema così com’è costituito, che non fanno che esaltare senza alcun indugio contro chi pensa che quell’insieme istituzionale non sia poi così perfetto.

E chi non si allinea alle loro tesi definite progressiste deve essere massacrato mediaticamente, perché geneticamente definito incompetente, reazionario, fascista, ed oggi anche populista, sovranista e/o razzista, a prescindere da ciò che realmente pensa e fa.

Quando i detentori di Verità governano lo Stato, sopravvalutano il loro stesso operato in ogni modo possibile ed immaginabile e, salvo limitate critiche provenienti da deboli controversie interne alla loro parte politica o di mal-destre osservazioni di controparte, fanno passare per Belzebù chiunque non ritenga il loro operato perfetto.

Qualunque cosa accada nel Paese di riferimento a seguito di quello stesso operato, pretendono di descrivere le loro decisioni e le loro conseguenti azioni come inevitabili e svolte sempre e soltanto nell’interesse generale e dunque con lo scopo di tutelare indistintamente tutti i cittadini della comunità, anche quando quelle stesse decisioni e/o azioni costringono parecchi cittadini a emigrare rapidamente all’estero per sopravvivere, farsi soggiogare o vessare da uno Stato Padrone che ha solo diritti e nessun dovere, per finire eventualmente a vivere in automobile o sotto i ponti, quando non addirittura suicidarsi, se si accorgono che non c’è più nulla da fare per salvarsi ‘l’anima’ dai soprusi della cosiddetta Ragion di Stato (anima che naturalmente per i materialisti astuti come colombe non esiste)...


Facciamo qualche esempio banale per capirci meglio.

Il Paese non fa più figli?
La risposta tipica delle sinistre presunzione è la seguente: "il fatto ha una sola causa, gli italiani sono degli egoisti!"
I giovani scappano all’estero?
Un secondo dato di fatto: "i giovani laureati sono solo degli ingrati!"
I pensionati si trasferiscono la loro residenza in Portogallo o nei Paesi dell’Est Europa?
Un terzo dato di fatto che fa dire agli infallibili detentori di Verità: "li puniremo fiscalmente!"
I cittadini italiani evadono le tasse?
Un quarto dato di fatto la cui causa sono soltanto i ricchi imprenditori ed i perversi lavoratori autonomi: "non c’è lavoratore salariato o povero disoccupato che possa evadere!".

Come si può notare le risposte sono piuttosto superficiali ed al limite delle più tediose banalità da bar, ma derivano, secondo i detentori di Verità, da impeccabili analisi sociologiche/‘scientifiche’ svolte dai più sinistri scienziati sociali (non ne esistono di destra) in anni di lunga militanza nell'esercizio delle sovrastrutture di marxiana memoria (lo so è difficile da capire ma vi assicuro che lo spiegherò).

A proposito del lavoro, pur esaltando con grande enfasi il valore dell’Articolo 1 della Costituzione italiana, i materialisti/progressisti si dimenticano sempre di dire che, certo, per loro “la Repubblica è fondata sul lavoro”, ma - sempre e solo per loro - su quello dipendente e salariato, perché il lavoro autonomo non salariato, non ha alcun reale diritto di cittadinanza nella cultura italiana, dato che, per ammissione degli stessi progressisti materialisti, quest’ultimo è semplicemente lavoro “parassitario”. E ciò che hanno fatto per decenni con la famosa "massificazione della classe operaia" è stato l'estremo tentativo di distruggerlo. Mai che qualcun altro incalzi questa strumentale dottrina del lavoro in punta di fioretto, onde stabilire una volta per tutte qual’è il vero motivo per cui chi ha il privilegio di lavorare come dipendente o vivere nella finta indigenza può comunque rubare e perciò evadere quanto e forse più del lavoratore autonomo.

Per semplificare diremo allora che la nostra giovane nazione, uscita perdente e martoriata da una devastante guerra fratricida, si è trovata, non certo per caso, al di qua del muro di Berlino, benché, per ideologia dominante, fosse ormai ben al di là di quell’orrendo muro della presunzione.

Quali figli adottivi della Kultur germanica post hegeliana infatti, i detentori di Verità nostrani hanno sempre avuto una fascinazione ideologica per i rigidissimi cugini teutonici che, di fatto, ci hanno sempre portato alla rovina.

Per mantenere vivo il loro insalubre armamentario ideologico, dapprima reazionario ed autoritario e quindi solo apparentemente progressista e solidarista, i detentori di Verità sono arrivati al punto di realizzare il più grande compromesso tra il Diavolo e la nostrana Acqua Santa, ovvero tra le forze materialiste e quelle spiritualiste cattoliche che, dopo decenni di egemonia culturale, hanno garantito alle giovani generazioni odierne quel futuro che tutti noi conosciamo: un Paese che non fa più figli o, per dirla con gergo progressista, che non si riproduce più, con la scusante naturalmente che la colpa è sempre degli altri (vedasi il becero capitalismo occidentale col suo armamentario di egoismo).

Ora, se tu forza politica ti impegni innanzitutto per combattere e quindi abbattere prima “l’ideologia borghese” col suo principio di individualismo e l’intera “formazione sociale borghese” poi, è naturale che il tuo scopo sia quello di distruggere qualcosa. Non ci piove! Se cominci poi col gridare per anni nelle piazze: “Abbasso la meritocrazia!” per affermare che siamo tutti uguali, non ti puoi stupire se dopo qualche decennio i tuoi laureati migliori scappano per andare a risiedere nei Paesi veramente liberali, dove vige la meritocrazia e non la parentocrazia partitocratica universitaria italiota o il sistema corporativo catto-fascista, rimodernato con un semplice restiling progressista (sono proprio i progressisti che governano le corporazioni ed i numerosi Ordini e Collegi professionali, ovvero tutti gli altri oligopoli di Regime che bloccano qualunque libertà di azione nel Paese).

La speranza nel futuro delle nostre giovani generazioni ormai in via di estinzione è infatti ormai vicina alla morte, dato che la motivazione individuale in Patria si è dissolta nel nulla progressista, a causa di uno Stato Padrone, parentocratico e partitocratico, che predica bene e razzola naturalmente molto, ma molto male. Un Paese il nostro che, col suo apparente solidarismo, accoglie gli immigrati più poveri che scappano dai loro Paesi di origine, per gli stessi motivi per i quali i propri giovani scappano ora dall’Italia.

Ci si chiede allora: come è stato possibile che due visioni del mondo a tal punto antitetiche si siano potute alleare nel solco di un’unica idea di Stato, auto definitosi impropriamente "democratico" e “liberale”? Ufficialmente rimane un vero “mistero buffo”, per dirla con lo scomparso Premio Nobel della letteratura, dato che nella realtà esistono altre e diverse Ragion di Stato che giustificano questo mortifero aborto culturale che caratterizza ancora oggi la nostra “formazione sociale” progressista e solo mediaticamente solidarista.


Vediamo allora da dove ha origine il contrasto tra le due Verità.

Partiamo dai fondamentali.

Secondo l’intellettuale laico, storicista e materialista, che chiameremo Papa laico: “l'umanità non sopporta il pensiero che il mondo sia nato per caso, per sbaglio, solo perché quattro atomi scriteriati si sono tamponati sull'autostrada bagnata. E allora occorre trovare un complotto cosmico, Dio, gli angeli o i diavoli.”.

Al contrario, per il teologo per antonomasia, che di fatto è ancora oggi Papa emerito: “l'uomo non è il prodotto casuale dell'evoluzione” anche perché: “se l'uomo fosse soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione in qualche posto al margine dell'universo, allora la sua vita sarebbe priva di senso o addirittura un disturbo della natura. Invece no: la Ragione è all'inizio, la Ragione creatrice, divina.”.

Siamo o non siamo di fronte a due Verità distinte, due filosofie prime che si appellano alla Ragione o che appellandosi alla Ragione si contraddicono?

Noi crediamo proprio che si contraddicano.

Eppure la cultura materialista autodefinitasi progressista e quella cattolica autodefinitasi liberal democratica, pacifista e quindi progressista vanno a braccetto da lungo tempo, malgrado il contrasto sui princìpi primi. Dunque la Verità del Papa laico, che i progressisti presumono evidentemente incontrovertibile, non coincide affatto con quella del Papa cattolico che gli stessi progressisti ritengono evidentemente incontrovertibile, tutto questo quanto meno per quanto riguarda i principi primi.

Chi ha ragione dunque?

Possiamo ragionevolmente accettare che una Verità considerata incontrovertibile non sia unica?

Certamente no, a meno di non essere ipocriti oppure seriamente relativisti. Ma come è noto il Papa emerito, teologo cattolico, non è relativista, visto che condanna con grande enfasi il relativismo. Ma, a ben vedere, neanche i materialisti sono relativisti perché, altrimenti, accetterebbero l’altrui pensiero come legittimo, cosa che non è nelle loro corde “rivoluzionarie”.

Perlomeno sui principi primi dunque, la convivenza delle antitesi è un fatto acclarato.

Verità secondo “scienza”, la prima, e Verità “rivelata”, la seconda, rappresentano due alternative sul terreno della cosiddetta conoscenza delle origini dell’Universo, della vita e del loro futuro. Unica via verso liberazione dal bisogno, quella materialista e progressista annuncia il suo Paradiso in terra con la fine del Capitalismo, la fine della Storia e la liberazione dell’umanità dalla schiavitù; mentre, con la liberazione definitiva dal peccato, quella spiritualista e progressista annuncia la Salvezza dell’Umanità con l’accesso alla Vita Eterna ma solo alla fine del Mondo.

Ora, quando due alleati pretendono di detenere ciascuno una incontrovertibile Verità, non fanno che smentire il fatto che possa esistere una Verità assoluta dalla loro unione. Se quindi questa convivenza tra due Verità esiste all’interno di una singola forza politico/culturale dominante come accade in EuRoma, delle due l’una: o è il frutto di una sostanziale ipocrisia, oppure è semplicemente strumentale al mantenimento dell’egemonia politica ed ideologica sui cittadini.

Perché mai infatti, visto il dualismo sui principi primi, non si dovrebbe convenire apertamente sul fatto che non è possibile stabilire una Verità assoluta e definitiva? Che senso ha continuare ancora a giocare a nascondino, quando ormai è palese la convivenza in una stessa forza politica di una doppia Verità?

La storia umana purtroppo ci insegna che le sinistre presunzioni della nostra specie sono un fatto niente affatto superato e che esistono molte fedi, sia pur di diversa origine e tipo, che arrivano in alcune regioni della terra ad essere tanto potenti da non riconoscere neanche il diritto di altre e diverse fedi di esistere (dichiarare infedele chi non è mussulmano ad esempio è una di queste). Lo dimostrano le storiche e sanguinose guerre di religione, ma non solo. Purtroppo non solo la fede religiosa che lapida oggi le donne o ha arso vivo nel passato chi non era allineato al pensiero della Chiesa era fanatica e violenta. Ma anche la fede nella Ragione e quindi nella Scienza che ha mietuto vittime e, come si sa, quando lasciata pascolare per proprio conto, senza un briciolo di contraddittorio, può diventare altrettanto fanatica e violenta.

Se il presente è dunque socialmente immaturo e non ancora “libero dal bisogno”, così come affermano i progressisti materialisti, anche a duemila anni dalla nascita del Cristo risorto, significa che la religione cattolica potrebbe essere realmente “l’oppio dei popoli” che non ha permesso all’umanità di liberarsi dal bisogno. Se non e dunque la religione e non sono i cristiani d’occidente diventati poi cattolici a conoscere la Verità, chi può dire di conoscerla? Possiamo a questo punto accettare che una nuova sinistra presunzione di alcuni esseri umani ci cacci ancora una volta nel solito mortifero vicolo cieco di un annunciato mondo liberato che, di certo, non arriverà mai? Che cosa vuole dire che siamo nati per caso? Forse significa contraddittoriamente che, sotto sotto, ha ragione il Papa teologo, quando afferma che la vita degli esseri umani in quel caso sarebbe priva di senso?

Ma è noto che secondo i progressisti materialisti bisogna sempre prendere le distanze dalle credenze illusorie, dai miti e dai riti arcaici per aprirsi alla vera ed unica conoscenza che solo la Ragione (materialista) può garantire.

Quindi, a questo punto, dovremmo ammettere senza alcun indugio che il nostro mondo è nato per caso e tutto ciò che si fa è destinato ad essere privo di senso, così come ragionevolmente ha rilevato il Papa emerito cattolico. Se questa è dunque la Verità, ovvero l’unico principio primo ammesso dalla Ragione materialista e progressista, quale motivazione potranno mai avere le giovani generazioni se, grazie a questo stesso principio primo, l’immaginazione umana si riduce al nulla, vista la nuova visione dell’Universo considerato come uno scherzo della natura, o meglio come il frutto acerbo di una “scoreggia universale”, così come dichiarato da un’eminente astronoma laica scomparsa di recente e santificata dalla cultura materialista e progressista?

In un universo nato per caso e destinato ad estinguersi come oggi sappiamo molto bene, là dove la stella del sistema solare è destinata prima o poi ad esplodere come tutte le altre, trasformandosi in nana bianca prima e una gigante rossa poi e quindi in buco nero o quant’altro di vagamente demoniaco si possa immaginare da non progressisti a discapito delle sinistre presunzioni, quale dovrebbe essere al fondo della Storia questa presunta liberazione dell’umanità dallo sfruttamento e dalla miseria? La Morte?

Ed ecco che i materialisti, i progressisti, involontariamente, ci riportano alla Verità rivelata che, con la fine del Mondo creato a Dio e la salvezza delle anime, centrerebbe meglio il bersaglio rispetto ad un’improbabile futura libertà dal bisogno di matrice materialista e progressista per cui l’anima, di fatto, non esiste.


Ma l’anima esiste?

Il teologo, Papa cattolico emerito, crede evidentemente nell’esistenza dell’anima, altrimenti tutta la sua narrazione teologica circa la veridicità della rivelazione biblica cadrebbe miseramente. Senz’anima nessuna salvezza dell’umanità sarebbe possibile, perché non ci sarebbe nulla da salvare dopo la morte materiale del corpo umano. In quest’ultimo caso, tutte le religioni che parlano di vita dopo la morte divulgherebbero delle semplici “fake news”.

Sappiamo bene che può sembrare blasfemo questo modo di argomentare, ma purtroppo le cose stanno così per logica. Viaggiamo qui ovviamente nel campo della cosiddetta metafisica. Ma niente paura!

Per i materialisti, viceversa, l’anima non esiste, perché sarebbe assurdo pensare che qualcos’altro possa esistere oltre la materia. Per loro la “miseria della filosofia” è sostanzialmente la miseria della metafisica, che porta a considerare tutto ciò che non è tangibile o strutturale (rapporti di produzioni), come semplicemente sovrastrutturale, ovvero ideologico.
Quanto la Storia ha prodotto fino alla rivoluzione borghese è, secondo il materialista puro e duro, imperfetto ed una delle cose oltremodo imperfette è proprio l’ideologia borghese, ovvero la sovrastruttura che, secondo lui, serve a mantenere stabili i cosiddetti rapporti di produzione borghesi e/o capitalistici che la Storia, intesa come storia della lotta di classe, deve necessariamente superare, pena la non liberazione dell’uomo dal bisogno e il ritardato avvento del paradiso materialista sulla terra: il Comunismo (termine oggi sottaciuto).

Se questa in grande e sbrigativa sintesi è la base culturale dominante nel nostro Paese, quella che si insegna nelle scuole del “Regno”, da un lato l’anima se esiste, esiste solo per tutti coloro i quali seguono i principi primi della fede cattolica, compresi naturalmente i partiti che ad essa hanno sempre fatto esplicito riferimento; dall’altro l’anima, o è l’anima delle eteree filosofie orientali, oppure non esiste proprio e non c’è nessuna vita oltre la morte. Quindi, per questi ultimi è in questa vita che gli esseri umani potranno trovare sollievo, se e quando raggiungeranno il nirvana della Storia che, detto in soldoni, si chiama sempre: Comunismo.

Sento già chi dice: “ma il Comunismo è finito! Non esiste più!”. Non fatevi mai ingannare dalle apparenze, o meglio da chi giura che il comunismo non fa più parte delle priorità di buona parte della cultura italiana, perché trattasi della famosa “astuzia delle colombe”, o, se preferite del machiavellismo gramsciano, utile per fare le cose senza far capire nulla a nessuno. L’idea stessa della Storia che avrebbe un verso in direzione della sua fine, quindi l’idea del materialismo storico, dello storicismo in particolare, della lotta di classe, della critica dell’economia politica e della corrispondente ed eterna bufala della critica dell’ideologia, fa parte integrante, camuffata,  addirittura dei programmi scolastici italiani. Lo si legge tra le righe dei libri di testo di storia e di filosofia e spesso anche tra le mezze righe di quelli di fisica e di scienze. Vorrei ricordare, di passaggio, che la tendenza a educare e “massificare la classe operaia” è stato uno dei cardini portanti per decenni della cultura materialista e progressista e molti dei mali di cui soffre il Paese oggi ne sono l’effetto tangibile. Ma di tutto questo ne riparleremo più avanti.

Tornando all’anima, personalmente ci chiediamo ancora: come si può pensare che le due Verità, anima si, anima no, coesistano addirittura in una sola forza politica che ne costituirebbe la perfetta sintesi?

Chi pensa beatamente che l’anima esista e milita naturalmente tra i cosiddetti democratici, qualora dovesse mandare i propri figli nella scuola pubblica/massificata italiana, voluta ed eterodiretta dalla cultura laica dominante, si ritroverebbe i figli, vestiti come minimo da palestinesi, pronti a sputare sul crocifisso appeso nell’aula, con tutto ciò che questo comporta dal punto di vista ideologico e normativo nel nostro Stato confessionale; al contrario chi pensa invece che l’anima non esista, essendo già palestinese di suo, ovviamente sarebbe contento di vedere i propri figli bruciare anche le bandiere di Israele (azione che per i progressisti non rientra nella categoria del razzismo).

Naturalmente il nostro è un modo banale di rappresentare le cose che farà indignare i ben pensanti, ma molto utile per far capire con una semplice metafora che cosa intendiamo dire quando affermiamo che esiste una sintesi contraddittoria in una medesima cultura politica dominante.

Se quindi qualcuno si chiedesse come mai nello stesso ambito militano quelli che pretendono solo di avere le scuole pubbliche a disposizione, magari senza crocifisso ma con “chador” (alunne) e “kefia” (alunni) obbligatori, e quelli che vorrebbero la parità delle scuole private naturalmente a pagamento e rigorosamente confessionali (oggi cattoliche con crocifisso, domani chi lo sa!), deve far riferimento alla questione dell’anima che convive nella contraddizione democratica.

Ma dove ha origine la questione dell’anima, perlomeno nella cultura occidentale?

Trattandosi in questo caso di un testo squisitamente divulgativo che, naturalmente, farà ancora una volta inorridire i benpensanti detentori di Verità, cercheremo di semplificare le cose in modo da renderle leggibili. Ovviamente non possiamo semplicemente cinguettare, così come si fa oggi, per far leggere le persone che non hanno alcuna voglia di farlo, ma tenteremo di non comportarci come quelli che non fanno capire nulla a nessuno (gli intellettuali organici), scrivendo migliaia di righe, spesso superflue, in linguaggio naturalmente criptico (in genere questi ultimi, in Italia, si fanno chiamare anche Professori).

L’anima di fatto è un ‘ente’ che ha una lunga storia. La si trova descritta sia nella filosofia pagana, sia in ambito cristiano. Ma sia per i pagani che per i cristiani l’anima si unisce al corpo alla nascita di ogni essere umano. Anima e corpo sono quindi due entità distinte: la prima siderea e la seconda materiale, oggi diremmo in realtà: biologica. L’anima sopravviverebbe dunque al corpo che, cessa naturalmente di esistere alla morte dell’essere umano. L’anima farebbe quindi ritorno nel luogo di origine, anche se per alcuni potrebbe reincarnarsi, qualora le sue condizioni evolutive lo richiedessero.

Capisco che qualche benpensante stia già sorridendo con grande sarcasmo. Ma ricordo ai benpensanti che questa idea, sia pur rielaborata e venduta con grande coreografia, fa ancora parte dei dogmi delle religioni rivelate che informano oggi le scuole del Regno. Quindi non farei tanto lo spiritoso al posto loro, a meno di non voler essere scomunicato a Divinis anche dai loro amici mussulmani (fanatici) che di solito non perdonano facilmente gli infedeli.

La questione dell’anima dunque risale addirittura alla medicina di Empedocle e la teoria della comunicazione anima corpo è alquanto complessa. Le due entità, a quanto pare, non comunicherebbero direttamente dato che usano due linguaggi incomprensibili l’uno all’altro. Per consentire alle due entità di comunicare facilmente, ci sarebbe una terza entità fatta di “pulviscolo stellare” e quindi materia talmente sottile che rasenta il corpo ma è quasi anima. Tale entità denominata “spirito sidereo” o “senso interno” è stata considerata sin dopo il Rinascimento l’interfaccia a specchio che traduceva quanto recepito dai sensi in immagini comprensibili all’anima e viceversa. Le immagini comprensibili dall’anima venivano chiamati “fantasmi” e tutto quanto percepito dal corpo doveva tradursi in “fantasma” onde essere compreso dalla stessa anima. Viceversa ciò che veniva trasmesso dall’anima al corpo doveva essere trasformato dal senso interno in percezione comprensibile agli altri sensi. Le anime, nella filosofia più evoluta, avevano inoltre la capacità di comunicare tra anime diverse, aprendo la strada a quella che diventerà più tardi la scienza del Rinascimento: la Magia, scienza che subì i più violenti attacchi dalla religione cristiana riformata e dalla Santa Inquisizione cattolica. Non si dimentichi mai che Galileo Galilei stilava gli oroscopi per i potenti e Newton si dilettava principalmente e di nascosto con l’alchimia per paura che qualche benpensante lo venisse a sapere. Ma questa è una storia piuttosto complicata che raggiunge l’apice con la condanna al rogo di Giordano Bruno da parte della solita Santa Inquisizione, messa a punto dalla Compagnia di Gesù naturalmente, i cui eredi oggi ci impongono di porgere l’altra guancia.