Indice articoli

Allora torniamo indietro a Papa Silvetro I, il 33° vescovo di Roma.

 

Dalla biografia dell’enciclopedia libera Wikipedia riportiamo quanto segue: “L'incidenza politica di Silvestro fu debolissima, complice anche, di contro, la vastissima popolarità e l'altissima personalità di Costantino. Fu l'imperatore a gestire, di fatto, il potere e le attività della Chiesa per tutto l'arco della vita di Silvestro e oltre. Il Papa fu, in un certo senso, l'"uomo di Costantino" il quale, consapevole della forza che ormai stava assumendo il Cristianesimo, orientò i suoi sforzi in direzione della sostituzione degli apparati pagani dello Stato con quelli Cristiani. Per ottenere un tale risultato dovette spesso sostituirsi a Silvestro, che comunque non fu mai capace e solo raramente tentò di imporre il suo ruolo. Costantino era il capo dello Stato, ma si ritagliò anche una funzione di vescovo, e tale era considerato, specialmente in Oriente; si autodefinì "vescovo dei vescovi". In questo ruolo l'imperatore intervenne in prima persona per ricomporre le diatribe che scuotevano la Chiesa al proprio interno. Scopo della sua azione fu quello di evitare che all'interno del cristianesimo si creassero delle correnti. I dissensi e le discussioni teologiche ne avrebbero minato l'unità e, perciò, la sua stessa forza politica.”. Si capisce che l’imperatore Costantino, quello del famosissimo Concilio di Nicea del 325 d.C., era di fatto il vero vescovo di Roma.

Un Imperatore romano quindi vescovo di Roma?

L’imperatore che diventa papa


Nel 325 vescovo di Roma era Silvestro I. Ma Silvestro, come lo definisce Rendina (https://it.wikipedia.org/wiki/Claudio_Rendina), è un “uomo di paglia di Costantino” ed è quindi quest’ultimo, non il papa, ad aprire, presiedere e guidare i lavori del concilio che non solo approva il Credo della nuova religione (nella cui formula appare per la prima volta il termine “cattolico” riferito alla Chiesa), ma ne definisce alcuni caratteri fondamentali…Qui sono fissati due tratti tipici della nuova religione: la presunzione di infallibilità, che soltanto può legittimare la distinzione fra “ortodossi” ed “eretici”, fra la Chiesa come sinonimo di verità e chi, allontanandosi da lei, cade nell’errore; e l’intolleranza che prefigura già dal 325 il futuro istituto dell’inquisizione perfino nel tipo di sanzioni (il rogo dei libri e la messa a morte degli eretici).
Ma soprattutto si stabilisce quell’intreccio fra Chiesa e Stato, fra potere spirituale e temporale, reso anche fisicamente dal ruolo dell’imperatore come presidente del Concilio, che distanzia la Chiesa cattolica dal cristianesimo delle origini, spirituale e avversato dall’impero.”.
Da non dimenticare che l’aggettivo cattolico proviene dal greco καϑολικός (catolicos) che significa «universale». Quindi la Chiesa cattolica è la Chiesa universale e, stando a quando già detto in precedenza, Augusto pretendeva che “l’impero avesse raggiunto i limiti del mondo”.

Non fosse mai che nessuno di noi avesse capito che l’Impero romano si fosse riciclato in una pura guida spirituale del mondo terreno, dapprima conquistato e poi pacificato dalle legioni romane (la pax romana) e che quindi il successivo Sacro Romano Impero non sia stato nient’altro che il degno erede del primo grande Impero bellico al quale ha fatto seguito la divisione dei poteri, ovvero la distinzione tra potere spirituale e potere temporale? A cose fatte, per via degli esclusivi motivi di potere che provengono dall’essere riferimento in terra del Dio trascendente, un potere spirituale al quale viene sottomesso il potere temporale avrebbe un senso.

Al momento un esempio nell’intorno contemporaneo che può rappresentare il modello dello stato duale del Sacro Romano Impero è probabilmente, con le debite eccezioni, quello che vige nella repubblica islamica dell’Iran.

Ma siamo così certi che in EuRoma le cose siano andate diversamente?

Ed oggi a che punto siamo?