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Nichilismo

Per capire meglio questa faccenda del nichilismo, che noi per semplificare definiremo come lo stato collettivo che corrisponde alla psicologia individuale di chi è prossimo al suicidio, bisogna però tornare per un momento alle origini del cristianesimo.

Che cosa significa affermare che il cristianesimo appartiene alla storia del nichilismo?

A differenza dei grandi eruditi europei e romani, noi non pretenderemo che chi ci legge si senta costretto ad approfondire gli scritti di  Nietzsche, Heidegger o il Ritorno a Parmenide di Emanuele Severino, che richiederebbero ovviamente un ventaglio di conoscenze filosofiche sulla storia della metafisica occidentale a dir poco monumentale. Ci limiteremo quindi a riassumere in forma comprensibile alcuni chiarimenti che a nostro avviso si dimostrano alla portata di tutti coloro i quali intendano capire meglio la questione del nichilismo.

Tornando al nostro scomodo storico delle idee morto ammazzato a 42 anni, quest’ultimo ha affermato in uno scritto pubblicato nel 1981 che: “lungi dal rappresentare una realtà esclusivamente occidentale, il nichilismo è uno strumento appartenente all'Occidente come a culture extraoccidentali. Rimane ancora da chiarire in che senso il nichilismo abbia inciso in maggiore misura sulla storia della civiltà occidentale che su quella di altre civiltà.”. Ohibò!

 

Ioan Petru Culianu (1950-1991)

Facendo riferimento allo “status nascens”  definito nel 1976 da Francesco Alberoni cita quindi le parole dello stesso Alberoni: “Lo stato nascente rappresenta un momento di discontinuità sia sotto l’aspetto istituzionale, sia sotto l’aspetto della vita quotidiana. Lo stato nascente ha una certa durata: col suo inizio si interrompono le caratteristiche delle relazioni sociali istituzionali e le forme della vita quotidiana, e il sottosistema sociale che ne è coinvolto entra in un nuovo stato con proprietà particolari. Ad un certo punto lo stato nascente cessa e il sistema sociale ritorna nell'ambito della vita quotidiana e delle forme istituzionali, però dopo aver subito una trasformazione.”, il nostro autore afferma quindi che: “perché si crei uno «stato nascente» c'è bisogno che qualcosa corroda lo stato precedente, altrimenti non si sentirebbe la necessità del nuovo…Basterà dunque rivolgersi a quei momenti della storia dell'Occidente in cui l’attività nichilistica arriva ad un punto di culmine, per individuare anche il contenuto ideologico dei passaggi di stato che la nostra civiltà ha subito...”.

Con: "civiltà occidentale" il nostro autore intende quell'insieme di norme nato dalla fusione fra la predicazione cristiana, la cultura romana è la legge mosaica, ovvero le tre componenti principali che hanno plasmato l'Occidente fino alla sua condizione attuale.

Ma a quanto sostiene sempre il nostro autore: “l'avvento del cristianesimo coincide - e non a caso - con la proliferazione del nichilismo in tutte le forme, ideologiche e pratiche...” riferendosi naturalmente allo gnosticismo di cui è stato grande studioso. E sempre secondo il nostro: “l'unico mezzo per determinare la fine di uno stato nascente è quello di osservare il momento in cui il nichilismo che, all'inizio di questa trasformazione, è stato messo in moto, viene completamente disincentivato.”.

Il quadro a questo punto dovrebbe essere più chiaro.  Se gli ebrei, già in grande fermento di fronte ai romani che addirittura nel 70 d.C. distruggono il loro Tempio di Gerusalemme, sono sconcertati perché si sentono talmente minacciati che arrivano anche a dubitare di essere ancora protetti dal Principe degli Angeli, si può comprendere perché proprio in Palestina all’interno del popolo eletto dal Dio nel vecchio testamento si metteno in moto una serie di controversie che riguardano la trascendenza che si diffondono a macchia di leopardo tra le popolazioni locali. Questa situazione finisce per provocare un sentimento che in una parola si definisce: nichilismo. In quel preciso momento lo spirito ebraico detto molto volgarmente era il seguente: meglio morti, che sottomessi all’Impero Romano, che di fatto non è nient’altro che il governo dell’universo mondo allora conosciuto.

Ma il nostro autore, più avanti, rivela che anche: “...il cristianesimo medievale continua ad esercitare una critica nei confronti del mondo e a privilegiare la trascendenza (e) si può dire che lo stato nascente si avvia verso la sua fine soltanto nel XIV secolo e non scompare se non all'inizio del XV, quando inizia l'ideologia del Rinascimento.”. Ohibò! Ohibò! Proprio la stessa cosa che avete studiato nelle scuole del Regno.

E non è ancora finita, perché:”...non appena la civiltà rinascimentale iniziò a dare i suoi frutti, lo stato nascente, che è uno stato di emergenza, fu proclamato di nuovo a opera della Riforma...II suo avvento ha impedito che l'ideologia del Rinascimento prendesse piede a lungo… Nietzsche avverte acutamente che il processo di riforma della Chiesa solitamente chiamato «Controriforma» è stato provocato dal sorgere del protestantesimo, il quale è così, per il filosofo tedesco, duplicemente colpevole di avei suscitato una riorganizzazione della Chiesa da cui questa usciva sì frantumata, ma più potente di prima, e di aver risprofondato l'Occidente nel clima nichilistico degli inizi del Medioevo, il quale era appena stato superato dal Rinascimento.”. Ohibò! Ohibò! Ohibò!

Tutte cose risapute, diranno i sapienti detentori di Verità! E allora?