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Roma, “città eterna”.

Un primo brevissimo riassunto tratto dalla storia economica del cristianesimo di Philippe Simmonot ci guiderà rapidamente al punto.

Durante l’Impero di Augusto (27 a.C.) la potenza imperiale sognava veramente di dotarsi di un carattere religioso. Il culto dell’imperatore (l’adoratio) si svilupperà infatti durante i successivi tre secoli e l’immagine della potenza dell’Impero finirà con l’essere proiettata addirittura nel Cosmo. L’imperatore verrà così trasformato nell’intermediario tra il Dio trascendente e gli esseri umani. Di fatto verrà elevato a Dio terreno che successivamente il Dio trascendente cristiano utilizzerà per governare il mondo.

L’imperatore a quel punto verrà definitivamente divinizzato ed una religione monoteista che segnerà la fine delle vecchie religioni pagane si renderà indispensabile per l’Impero Romano. Se non fosse esistito il monoteismo ebraico, qualcuno lo avrebbe dovuto quindi inventare. Ma il problema era proprio il fatto che il monoteismo fosse ebraico e visto che per quella religione il popolo eletto da Dio era ebraico, l’Impero Romano non poteva farlo proprio.

Per farla breve ed evitare di riportare qui tutta la vicenda del cristianesimo con le annesse problematiche legate allo gnosticismo, diremo soltanto che quando il prefetto romano Ponzio Pilato, presente in Palestina all’epoca di Gesù di Nazareth, sente dire dagli Ebrei che c’è un signore che sostiene di essere il figlio di Dio e che per questo deve morire, gli prende un vero colpo.

Lasciando per il momento da parte il lato ebraico della vicenda piuttosto complesso, per i romani presenti in Palestina in quel momento, il significato del termine “figlio di Dio” era certamente un serio problema per Pilato, che infatti si allarmò enormemente pensando che Gesù si proponesse quale  concorrente di Cesare.
Avrebbe forse potuto pretendere di essere il padrone del mondo che in quel momento coincideva con l’intero Impero Romano, cioè l’universo mondo allora conosciuto?
Augusto in persona pretendeva che “l’impero avesse raggiunto i limiti del mondo”, dato che le conoscenze geografiche all’epoca glielo facevano seriamente credere.