J'accuse!

Appunti sulle idee che hanno portato l’Occidente al suo odierno delirio di onniscienza.

 

Prendo in prestito il famoso titolo dell'Affaire Dreyfus dello scrittore francese Emile Zola, per introdurre una nuova e breve sintesi di ciò che, a mio giudizio, si cela dietro questo contemporaneo delirio di onniscienza dell’Occidente.

Con onniscienza intendo richiamare quella che più volte su queste pagine ho definito la Verità con la v maiuscola, che oggi sembra volersi imporre definitivamente a colpi di mannaia mediatica contro le cosiddette “fake news” che ossessionano gli ideologi del lugubre e semiocculto Potere, che chiama in causa il famoso e molto poco evoluto: “Great Reset” di politecnica memoria.

Se come me siete nati nella seconda metà degli anni ‘50, dovreste seguire abbastanza facilmente questa mia ricostruzione un po’ particolare, che prova a svelare le origini nascoste delle “sovrastrutture” che hanno dato vita a questa “volontà selettiva” dei suoi contenuti, che ci accompagnano in questo inizio di millennio decisamente malsano.

Che si tratti di un inizio di millennio malsano lo si può intuire da ciò che accade oggi a seguito di questa nuova epoca pandemico/coercitiva inimmaginabile durante i 'rivoluzionari' anni ‘60/'70; ovvero di una guerra oggi ‘giustificabile’ nel bel mezzo dell’Europa occidentale se solo si pensa a quella memorabile ed a quel tempo ‘ingiustificabile’ del Vietnam perlomeno dal 1965 al 1972; delle crisi energetiche a ripetizione che nascono già negli anni ‘70 della famosa ‘austerity’; degli odierni e ridicoli progetti di auto elettriche per ridurre la mobilità, consentendola ancora una volta solo alle classi più abbienti; degli edifici da rendere fintamente ecologici e commerciabili solo per i “gagà” di Regime; delle purghe ‘staliniane’ di riduzione della popolazione occidentale (quella orientale non si può neanche toccare); della voglia di trasformare i lavoratori sindacalizzati, non più indispensabili al Capitale globale, in esseri subumani senza più sessi definiti e diritti umani garantiti; della diffusione massiva di stupefacenti sintetici per cancellare lo stress da anomia urbana conseguente; e, dulcis in fundo, dell’obbligatorietà di farsi inoculare pseudo vaccini genici, per autorizzare il controllo del proprio sistema immunitario a favore del Capitale globale, che avrà continuamente bisogno di inoculare richiami per autorizzare il diritto di cittadinanza attiva ad ognuno di noi.

Autori molto più colti di me chiamano questo tipo di lavoro sulle idee: la ricerca del “filtro ermeneutico” o, come già suggerito, della “volontà selettiva” dei contenuti ideologici di un determinato periodo storico “i quali in fin dei conti hanno un carattere ricorrente”... ”Chiunque scorge le idee; ma lo storico delle idee è tenuto a guardare tra le quinte, a contemplare l’altro volto del teatro, la scena vista dal di dentro”.

Il mio naturalmente è solo un modesto contributo che tenta di svelare, per quanto possibile, “ciò che non si mostra” ovvero “i nessi segreti che collegano le idee alla volontà invisibile del tempo, loro regista”. Cosa che cercherò di fare qui in modo più semplice e comprensibile al più alto numero di lettori.

Capisco infatti che anche solo questa breve introduzione, condita con poche e non semplici citazioni, possa far venire l’orticaria a qualche lettore, che certamente  abbandonerà subito la lettura.

Tranquillizzo però anche chi è meno portato alle lunghe letture: troverete quanto segue meno rognoso di quanto non appaia in questa prima introduzione.

 

Si parte quindi e...buona lettura!

e visione...naturalmente!

Ho già affermato che chi scrive è nato nella seconda metà degli anni ‘50, quindi la storia precedente non l’ha vissuta. Magari l’ha letta sui libri di scuola che, naturalmente, non raccontano mai la verità perlomeno come storia delle idee, mentre insistono sempre e soltanto sulla storia economica, sociale e politica in quel modo unidirezionale che oggi posso io stesso definire a maggior ragione: “di parte”, cioé quella dei conflitti. La storia, come si sa, la scrivono sempre i vincitori.

Inoltre la storia non è mai obiettiva proprio perché dipende dalla “volontà selettiva” del tempo, a maggior ragione se e quando quella “storia” passa attraverso i “filtri” imposti da uno Stato che intende mantenerla nell’alveo delle proprie ideologie politico/sociali che diffondere attraverso la sola scuola pubblica o, al massimo, attraverso una scuola privata di pura 'marca' confessionale, naturalmente ben sovvenzionata da quello stesso Stato.

Per questo motivo, tralascerò il periodo che precede gli anni ‘60 che do per scontato, sia pur con tutti i limiti che questo comporta, in particolare per via della tendeziosità della storia eterodiretta riportata nei libri di testo scolastici, con buona pace dei loro autori che non saranno d’accordo con me. Che dire ad esempio di quel periodo del secondo dopoguerra che ci ha portato alla scelta della Repubblica?

Ma visto che ho promesso che avrei reso più semplice il mio discorso, comincerò subito citando un film del 1966:

Fumo di Londra

interpretato da Alberto Sordi al suo “esordio alla regia”

Immagine tratta da wikipedia

 

Il film completo lo trovate, purtroppo e come sempre, linkato nell'immagine che segue direttamente dalla piattaforma che oggi tenderebbe a censurare immediatamente ciò che scrivo. Onde evitare che ciò accada, scrivo in totale autonomia attraverso i 'potenti mezzi' messi a disposizione da me stesso, cioé al di fuori delle pagine preconfezionate e offerte, solo apparentemente in modo gratuito (ricordatelo sempre!), dai cosiddetti “giganti” del WEB.

Naturalmente, consiglio a chi non lo avesse mai visto, di farlo, anche perché introduce ciò che nel ‘68 avrebbe portato in tutta Europa ed in particolare nel famoso Maggio francese del 1968 alle turbolente rivolte di piazza.

Non si tratta ovviamente di un capolavoro della cinematografia, ma di un film molto italiano, che tuttavia si adatta bene ad introdurre il lettore alle origini del famoso “filtro ermeneutico” contemporaneo che ho richiamato poco sopra. Si tratta di 1 ora e 45 minuti di pellicola che potete anche rimandare dopo la prima lettura...

  

video che, a quanto pare, potete vedere solo sulla piattaforma di orgine.

 

Malgrado le apparenze molto provinciali del nostro Paese, l’Italia dei primi anni ‘60 era già un grande pensatoio ‘marxista’, perlomeno all’interno delle università di Stato, che così stavano preparando a trasformarsi rapidamente i quelli che saranno i nuovi atenei di massa, aperti a tutte le scuole di ogni ordine e grado, subito dopo gli eventi nostrani del biennio ‘68/’69.

Una professionista milanese operante nel campo dell’architettura, figlia d’arte dell'architettura della Milano bene, ha svelato in un intervista ad un magazine del quotidiano di via Solferino che, durante gli studi alla facoltà di architettura del Politecnico di Milano, le studentesse come lei facevano: “più spezzatini per i compagni che progetti”. Fatto che la dice lunga sulla condizione universitaria di dei primi anni settanta che diventeranno di lì a poco le università della P38 e poi dei fiancheggiatori delle Brigate Rosse.

Tornando al film di Alberto Sordi, è proprio in quella già enorme “Town”, che nel 1961 contava quasi 8 milioni di abitanti, che si concentrarono e si diffusero le nuove basi ideologiche del cosiddetto progressismo, decisamente ben condito dal suo inevitabile e ben collegato consumismo che si è diffuso perlomeno in tutta Europa quando non addirittura nel mondo.

Nel film troverete gli accenni ai Beatles ed al fanatismo isterico delle ragazzine dell’epoca che offrono una plastica rappresentazione dell'aria che si respirava in quella città a metà degli anni '60.

Ma sarà Parigi a segnare il passo ‘rivoluzionario’ in Europa col famoso Maggio francese del '68, che aprirà le danze anche nell'Italia papalina e conservatrice che a quel tempo faceva sempre censurare i film troppo audaci ed i libri troppo spinti, nel senso più intellettuale ed eretico del termine, naturalmente. Pensiamo ad esempio alle vicende che dal 1961 al 1970 “hanno condotto la Chiesa cattolica a dichiarare ufficialmente l’opposizione” al pensiero filosofico di Emanuele Severino che, per tale motivo, fu addirittura estromesso dall’Università Cattolica di Milano. E non stiamo parlando di un pericoloso ‘eversore’ come fu poi dichiarato il Professor Toni Negri durante lo stesso periodo storico. 

Per evitare la noia con riferimento costante ai filosofi o agli storici nostrani di quel periodo, ovvero agli intellettuali organici di gramsciana memoria, mi sposterò su temi di costume più consoni al rotocalco rosa.

Immaginate gli anni '60 dei Beatles ad esempio, che potete vedere in Fumo di Londra, o ancora i Led Zeppelin, tanto per citare solo una delle band rock più famose in Inghilterra.

Come sappiamo, i primi sono divenuti baronetti della Corona, i secondi li ritroviamo vicini ad Obama e Signora al Kennedy Center Honors nel 2012 dove Ann e Nancy Wilson, le due belle Signore del Rock statunitense, suonano e cantano in grande pompa “Stairway To Heaven” in omaggio allo storico gruppo ‘progressista’ che si commuove (Robert Plant in particolare) all'ascolto di quella interpretazione in loro onore.

 

 

Altro esempio statunitense di coerenza democratica americana è Bob Dylan, in compagnia della sempre presente Joan Baez sciolta nella tenerezza di fronte alla divinità della musica americana arrivata a condizionare tutte le giovani leve di quegli anni che, in ogni piccola città di provincia in Italia e quindi non solo in america, si davano alla musica, al capello lungo, al sex and rock..., allo spinello, quando non agli acidi lisergici, tanto per sentirsi dei rivoluzionari molto vicini ai loro idolo di riferimento.

 

Gruppi musicali bardati a festa, chitarre a 6 o 12 corde, armonica a bocca, dischi di Crosby, Stills, Nash & Young sempre presenti. Nuovi Jimi Hendrix della provincia nazional popolare, che vagavano senza una meta precisa per le strade con i loro strumenti più o meno costosi al seguito. Cosa che accade ancora ai giorni nostri.

Bob Dylan, il famosissimo menestrello divenuto di recente addirittura Premio Nobel della letteratura, che con i suoi “Mettete dei fiori nei vostri cannoni” ha combattuto a suon di 'ninna, nanne' dai raffinatissimi testi la guerra del Vietnam, mentre i lavoratori veri e i disoccupati americani venivano reclutati per combattere per davvero quella guerra statunitense (Chiến Tranh Chống Mỹ Cứu Nước, letteralmente “guerra contro gli statunitensi per salvare la nazione”).

Per non parlare poi della sua benedetta ugola d’oro, Joan Baez, che certamente immagino oggi preghi tutti i giorni perché la guerra contro la Russia del dittatore Putin venga vinta dagli USA, senza se e senza ma (qualcuno si incazzerà certamente per le mie parole, ma non credo di essere molto distante dalla realtà, visto che quell'epoca l'ho vissuta in diretta).

Da quel "filtro ermeneutico" arrivano poi una serie di star del cinema americano, antimilitariste militanti, che oggi sono evidentemente schierate con gli odierni guerrafondai democratici, giustificati, ai loro occhi, a distruggere la Russia, per cancellare, dicono loro, la guerra dell’oppressore contro la libertà dell’ideologia ‘progressista’ occidentale.

Tutti questi miti moderni del famoso delirio antimilitarista, all’interno del quale potremmo citare nomi illustri della musica inglese o americana, che tanto hanno contagiato i giovani sessantottini ed i loro fratellini più piccoli degli anni '70, fin da quando la Woodstok di oltre 50 anni fa portava alla ribalta Joan Baez, Santana, the Grateful Dead, Creedence Clearwater Revival, Janis Joplin, Sly and the Family Stone, The Who, Jefferson Airplane, The Band, Crosby, Stills, Nash & Young, e Jimi Hendrix che oggi, a meno di non essere morti di overdose, sarebbero molto probabilmente tutti a favore della guerra per difendere l’Ucraina contro quel Diavolo di Putin.

Dietro queste ricchissime “Star” britanniche e "borne in USA" (per citare la nota filastrocca del Boss), si cela quel filtro ermeneutico che fa della chiacchera da salotto bene, il luogo privilegiato per portare alla rovina i poveri mortali che di quel filtro sono oggi le vittime designate.

L’Europa ha subìto quindi il mercato dell'arte musicale e cinematografica progressista della cosiddetta “immaginazione al Potere” della fine degli anni sessanta che si dimostra la fonte di quello che solo un vero marxista a quel tempo avrebbe stigmatizzato come "mercato delle vacche grasse" dei nuovi ideologi divenuti baronetti e poeti del Potere costituito, tutti ricchi sfondati.

L’ecologia della Green economy, lo spinello libero, i moderni vaccini farlocchi obbligatori per tutta la popolazione mondiale, le automobili elettriche dotate di batterie cinesi, le case hollywoodiane ultra ecologiche dei divi planetari che non si lavano e così si ergono a difensori della Terra, la migrazione di massa libera e senza freni che loro reclamano ad alta voce anche sulle navi delle ONG che scontra poi, non certo con loro a Palm Beach, bensì col popolo dei poveracci di turno che in tutta Europa deve arrivare alla fine del mese pagando il gas inquinante degli USA a prezzi stratosferici, mentre i nuovi schiavi americani grattano le pietre per produrre quello stesso gas più inquinante del Pianeta, venduto al mercato privato di Amsterdam, dopo aver fatto un viaggio lunghissimo sulle navi gasiere più inquinanti ed oscene del Pianeta, per approdare nei porti urbani dove, in Italia, gli USA hanno imposto di piazzare i rigassificatori, così come previsto a Piombino senza neanche quella farlocca VIA (Valutazione di Impatto Ambientale), che servirebbe poi solo a coprire uno dei peggiori scempi ambientali della storia italiana.

E il progressismo nostrano, che si è abbeverato all'antimilitarismo delle Star americane, plaude ed impone che tutte queste cose siano imposte per legge.

Questo è il lato comico della storia recente, se non fosse tragico, del filtro ermeneutico imposto dal mondo progressista che difende le politiche della Commissione Europea, complice di questi invasati che sostengono con donazioni, concerti ed interviste la disfatta dell’Europa a vantaggio della loro farfugliante idea di progressismo ecologista.

Tutto ciò ha certamente origine in quella grande ma finta rivoluzione ‘progressista’ che allora si mostrava accanita contro l'imperialismo USA, mentre non faceva altro che flirtare continuamente con l'Unione Sovietica e la Germania dell'Est. Una cultura che ci è stata venduta dall’Inghilterra e dall’America durante gli anni della cosiddetta emancipazione delle masse e delle donne, che era solo una pura elaborazione poetico immaginativa che non aveva nulla di reale, perché tutta idologica, dato che poteva permettersi di riempire il portafoglio delle sole Star, grazie a chi ce le ha imposte come nuovo modello e mezzo di consumo per arginare l'alienazione globale delle giovani generazioni che mai diventeranno Bob Dylan o i Led Zeppelin.

Se questa epoca pseudo rivoluzionaria dei costumi e degli usi la si confronta con quanto sta accadendo oggi in Occidente a seguito di quel Grande Reset dell’Ordine mondiale eminentemente classista e neonazista appoggiato in particolare dai democratici americani, nessun rockettaro provinciale che apparentemente si è dimostrato sempre fedele al verbo del menestrello o dei baronetti inglesi di turno della musica 'colta', può essere giustificato per quanto ha contribuito a rendere possibile tutto ciò, affidandosi ideologicamente a questi filtri che portano oggi solo morte e distruzione.

Per decenni questi menestrelli nostrani della rivoluzione musicale e cinematografica ci hanno fatto una testa a pallone sul valore della immaginazione al Potere che si dimostra oggi, alla luce della loro condivisione del controllo globale dal parte del manovratore di turno, solo una becera manipolazione delle masse, che non ha affatto l'obbiettivo dichiarato di liberazione di quelle stesse masse dal giogo dei potenti, bensì esattamente il contrario.