Mistificare

ovvero come le telepromozioni vaccinali del mainstream alterano la realtà dei fatti

 

Il verbo mistificare significa: alterare la realtà dei fatti.

Il suo contrario si può costruire facilmente inserendo un semplice “non” prima della suddetta frase.

Non mistificare, significa quindi avere l’onestà intellettuale di non alterare la realtà dei fatti o, perlomeno di ridurre al minimo l’alterazione di ogni rappresentazione della realtà, in assenza di controreplica.

Quando i TG nazionali presentano la loro informazione come fosse l’unica vittima sacrificale di chi, in questo periodo, attacca su Internet sui siti definiti: “No-VAX” dal mainstream, utilizzano strumentalmente questi episodi per cercare di convincere il pubblico che chiunque non sia vaccinato o contesti il greenpass sia di fatto un bugiardo e violento calunniatore.

Nel fare questo, il mainstream opera con la consapevolezza di alterare la realtà dei fatti.

 

Vediamo perché.

 

Innanzitutto queste signore e questi signori che operano nel mondo dell’informazione televisiva mainstream dimenticano sempre di dire che gli attacchi che ricevono si giocano su un terreno impari (televisioni contro siti sconosciuti ai più) concimato da loro, dai loro talk e dai programmi d’approfondimento, con un certo tipo di materiale organico non meno maleodorante di quello usato dai loro avversari che non intendono allinearsi alle tesi dominanti imposte dalla stessa informazione mainstream.

Quando quindi si dichiara una guerra mediatica negando il diritto di replica a chi la pensa diversamente dal sistema di informazione dominante, cercando in tutti i modi possibili ed immaginabili di nascondere quanto di ragionevole gli oppositori a quel sistema potrebbero comunicare attraverso quelle stesse reti televisive in alcuni casi pubbliche, ovvero pagate anche da quegli stessi oppositori al potere dominante, non ci si può aspettare di rimando un atteggiamento cordiale.

Se è vero quindi che frasi e affermazioni aggressive, minacciose o offensive contro il cosiddetto mainstream si trovano su Internet o sui cosiddetti social (?!?), è altrettanto vero che i primi atteggiamenti aggressivi, minacciosi, che spesso si trasformano in veri e propri agguati mediatici, provengono proprio dalle più diffuse telepromozioni vaccinali che gli stessi TG e i loro programmi di approfondimento ripropongono ad ogni ora del giorno e della notte, senza alcun possibilità di replica.

Perché di telepromozioni si tratta e nel fare propaganda senza contraddittorio è molto facile arrivare a mistificare la realtà. 

Se durante una trasmissione televisiva, destinata al grande pubblico che non frequenta Internet, lasci che una persona cosiddetta autorevole dia dell’ignorante a chi non è presente, ovvero a chi non si vuole vaccinare o è molto critico nei confronti del greenpass all’italiana; se addirittura parli a nome di quest’utimo giudicandone il suo stesso pensiero, il suo livello intellettuale che definisci tipico di un ignorante, ovvero stigmatizzi il suo comportamento come fosse tipico di un pazzo o di un meschino opportunista, non ti puoi poi stupire se dall’altra parte ti viene reso pan per focaccia nell’unico modo possibile mediaticamente parlando.

Se poi si arriva al punto che qualche personaggio più o meno conosciuto e non allineato viene invitato con lo scopo strumentale di dare l’impressione di voler aprire il dibattito e quest’ultimo viene immediatamente sottoposto ad un linciaggio mediatico super pianificato, ovvero viene più volte interrotto mentre parla o continuamente accusato o insultato da chi magari, evocando Fiorenzo Baba Baccaris - da cui secondo lui bisognerebbe prendere l’esempio per sparare sulla folla che manifesta – si trova nella facile condizione del 5 contro 1 quando non 6 a 0, è fisiologico che tu stai dichiarando una guerra senza esclusioni di colpi contro un nemico al quale non dai neanche l’opportunità di replicare.

Quindi, perché lamentarsi? “À la guerre comme à la guerre”, direbbero i francesi.

Rappresentare la realtà usando la propaganda o le tecniche di disinformazione di massa a cui il grande pubblico deve assistere muto porta naturalmente ad una mistificazione della realtà e di conseguenza alla naturale reazione di chi viene mediaticamente linciato per via di quello che pensa.

Peggio ancora se i mezzi di informazione sono strutturati, come accade in Italia, in un oligopolio di fatto, che comprende anche la televisione pagata da tutti i cittadini, che parla all’unisono secondo le indicazioni imposte dal potere, negando ogni e qualunque contraddittorio o replica in diretta.

E chi di mistificazione ferisce, di mistificazione finisce seriamente per perire, senza che nessuno intervenga per farlo accadere.