"La scienza in una società libera"

dal Capitolo 7.

I profani possono e devono vigilare sulla scienza

"...è segno non solo di follia ma anche di irresponsabilità accettare senza ulteriore esame il giudizio di scienziati e di medici..."

 

Paul Karl Feyerabend (Vienna, 13 Gennaio 1924 – Genolier, 11 Febbraio 1994) 

Nel momento in cui gli oppositori principali al greenpass all'italiana venivano irrorati dagli idranti della Polizia di Stato e dispersi grazie ai lacrimogeni lanciati su una folla inerme ed in preghiera, il Presidente della Repubblica italiana prendeva la parola all'Università di Pisa criticando quella che lui stesso ha definito la "deriva antiscientifica" (si veda il video dal minuto 11:00 al minuto 13:00).

 

Comprendo che gli studi di giurisprudenza limitino la competenza al Diritto di cui il Presidente è certamente un maestro, ma sarebbe utile che qualcuno facesse notare che la sua affermazione è non soltanto datata, ma soprattutto non condivisa dai filosofi della scienza, perché da tempo ormai siamo entrati in quello che qualcuno di particolarmente ferrato già nel 1984 chiamava il "crocevia di due epistemologie". "La prima", quella alla quale il Presidente pare appartenere, che risale all'Illuminismo e "che ritiene che il progresso della scienza sia cumulativo e che all'umanità toccherà scoprire la Verità" e "la seconda" che, con riferimento alla "sociologia dei teorici della scienza", considera valide tutte le visioni del mondo, le quali non soltanto sono parimenti distanti dalla Verità, ma addirittura non avrebbero alcuna continuità tra loro.

Si tratta del famoso concetto di "incommensurabilità" che scalda ancora oggi gli animi della filosofia della scienza.

Ma, presumibilmente, l'affermazione del Capo dello Stato è solo figlia di quella cultura che in Italia è stata capace nel 2012 di pubblicare il libro intitolato: "Scienziati, dunque credenti" con sottotitolo: "come la Bibbia e la Chiesa hanno creato la scienza sperimentale".

Galileo di fronte al Sant'Uffizio, dipinto di Joseph-Nicolas Robert-Fleury

Bene allora che, chi se la sente, legga perlomeno l'intero Capitolo 7 (allegato) del libro "La scienza in una società libera" di Paul Karl Feyerabend (1978), pubblicato da Feltrinelli nel 1981 nella traduzione dall'edizione tedesca modificata del 1980. Tre paginette all'interno delle quali è opportuno non dimenticare di leggere bene anche le note per compredere perché la cultura italiana, in materia, non è particolarmente evoluta.

Di oggi l'affermazione delle telepromozioni vaccinali del mainstream sui sanitari già vaccinati che, ancora una volta, risultano contagiosi, infetti ed infettanti. Contraddizione in termini per un siero che è stato denominato a sproposito "vaccino" che, dopo pochi mesi, necessita di essere richiamato, con grande giubilo dei produttori, per rendere i sanitari atti alle cure ospedaliere.

Peccato che il viennese Paul Feyerabend non sia più tra noi, visto che solo lui, in modo molto autorevole, avrebbe potuto spiegare alla Destra che governa l'Austria che la scienza dei vaccini/non-vaccini nasconde quella che lui stesso ha definito "...l'insicurezza, l'imprecisione, la monumentale ignoranza che si celano dietro il più abbagliante sfoggio di onniscienza...".

Noi, grazie a persone come Paul Feyerabend, sappiamo per certo ormai che la funzione dell'inoculazione del vaccino/non-vaccino a tutta la popolazione non è certo quella dichiarata dai capi di stato e di governo di tutto il mondo.