Lo Stato Padrone

Le Roi Soleil (Il Re Sole) - L'Etat c'est moi (Lo Stato sono io)

Colbert presenta i membri dell'Accademia delle Scienze a Luigi XIV

 

IL SOL LEVANTE - Lo Stato Siamo Noi

il Partito Comunista Cinese (ovvero il machiavellico PRINCIPE di Antonio Gramsci)

Uno Stato, definito in termini semplificati, corrisponde ad un territorio delimitato da un preciso confine geografico al cui interno vive una popolazione provvista di diritti di cittadinanza legalmente riconosciuti dalle norme giuridiche che ne regolano i diversi comportamenti e/o interessi. Per i cittadini sono quindi in vigore dei diritti e dei doveri determinati dall’ordinamento giuridico di riferimento, che hanno origine nella cosiddetta Carta costituzionale formale, ovvero nel documento solenne che contiene i principi e le norme supreme dell’ordinamento giuridico di quello stesso Stato.

Riportata in questi termini, la sostanza dello Stato è comprensibile a chiunque. Questa stessa definizione non avrebbe bisogno di ulteriori chiarimenti, se non fosse per il fatto che i cosiddetti diritti ed in particolare i doveri si riferiscono sempre ai singoli cittadini e mai allo Stato in quanto tale.

Vediamo di chiarire.

Se i cittadini hanno dei diritti e dei doveri, parallelamente lo Stato dovrebbe avere dei doveri nei confronti dei cittadini che corrispondono ai loro diritti e dei diritti che corrispondono a doveri degli stessi cittadini.

Si potrebbe a questo punto obiettare che lo Stato democratico, così come definito in precedenza, rimane un ente astratto rispetto allo Stato sono Io del Re Sole nel quale si sa chi comanda e decide e, come tale, sarebbe incapace di riconoscere qualunque diritto o dovere nei confronti dei propri cittadini. In assenza di individui che operino in nome e per conto dello Stato infatti, quest’ultimo rimarrebbe un concetto astratto, un ente vuoto. Per questo motivo lo Stato contemporaneo, come si evince dalle due immagini che abbiamo messo a confronto, si concretizza attraverso lo Stato siamo noi, ovvero da istituzioni ed enti che vengono evidentemente affidati a dei cittadini 'democraticamente' eletti e/o nominati dagli stessi eletti, i quali agiscono, almeno in teoria, esclusivamente nell’interesse della collettività, ovvero dello stesso Stato inteso come ente rappresentativo dei propri cittadini.

Ideologia STATALISTA.

Secondo gli statalisti contemporanei, l’azione delle istituzioni sarebbe svolta sempre e comunque nell’interesse generale e mai nell’interesse privato particolare di singoli cittadini, gruppi di interesse (lobby) o corporazioni.

Per gli statalisti di sinistra e di destra si tratterebbe di attività giuste per definizione dato che sempre e comunque definite di pubblico interesse. Questo naturalmente in linea di principio, visto che in pratica, com’è ormai noto a tutti, le cose sono molto più complesse e spesso contraddittorie rispetto a quanto non si voglia far credere.

Nello Stato democratico contemporaneo che agisce attraverso enti all’interno dei quali operano esseri umani in nome e per conto dello Stato sovrano, questi ultimi agiscono spesso non soltanto con diligenza, ma anche con cinismo, interesse privato e/o con disprezzo nei confronti di singoli cittadini o gruppi di cittadini.

Questi individui, benché formalmente tenuti al rispetto di un interesse generale non meglio identificato, restano portatori di interessi privati e di egoismi personali, familiari o di “cricca” (politica, lobbistica e perfino criminale). Si tratta infatti di individui che hanno evidentemente i loro bisogni, i loro interessi, le loro emozioni, i loro malumori e le loro frustrazioni che spesso scaricano su cittadini praticamente inermi di fronte al potere discrezionale della cosiddetta burocrazia. Volontà di potere o ideologie di controllo esasperato possono infatti produrre enormi distorsioni all’interno di uno Stato democratico, quali quelle derivanti ad esempio: dalla corruzione, dalla concussione, dal conflitto di interessi o dalla semplice inerzia che può paralizzare definitivamente qualunque attività dei cittadini.

Ciò nonostante, chi tende a nobilitare le azioni dello Stato democratico ovvero 'razionale' (la sinistra in particolare), richiamando il cosiddetto equilibrio dei poteri che garantirebbe sempre e comunque (sic!) il semplice cittadino da eventuali soprusi, mantiene stabile la sua ideologia, definendo le azioni dello Stato, delle sue istituzioni, dei suoi enti e del suo personale come svolte sempre e comunque nell’interesse generale, ovvero nell’alveo di un ideologico richiamo alla Ragione obiettiva, che garantirebbe ogni eventuale malfunzionamento del sistema democratico.

Questa Ragione obiettiva è richiamata con forza e con orgoglio dagli statalisti razionalisti, come fosse un vanto per via del conseguente e perfetto funzionamento dello Stato democratico contemporaneo.

Come tutti noi sappiamo, le distorsioni dei sistemi cosiddetti democratici esistono, così come esistono nei sistemi autoritari e troppo spesso sono coperte dalle sovrastrutture di quegli stessi regimi democratici (gli apparati ideologici) i quali, al contrario dei sistemi autoritari, perseguirebbero sempre e soltanto un indefinibile interesse generale da cui discendono a catena tutti diritti secondari per i cittadini. Purtroppo però, anche i sistemi democratici hanno dimostrato e stanno dimostrando che spesso al loro interno possono nascere i peggiori soprusi e le peggiori discriminazioni nei confronti di singoli cittadini o gruppi di cittadini, che somigliano molto a quelli perpetrati dai peggiori Stati assoluti ed autoritari.

Il periodo che stiamo vivendo ne è la prova provata.

In questo quadro complesso e troppo spesso contraddittorio, quali sarebbero i doveri che lo Stato democratico contemporaneo garantirebbe ai propri cittadini per bilanciare i diritti che derivano dall’esercizio autoritario di un presunto ed incontrovertibile interesse generale?

Questo è il punto più controverso che caratterizza lo Stato democratico contemporaneo in particolare nelle culture cattoliche.

Nel caso dell’Italia, i doveri dello Stato nei confronti dei cittadini restano un vero e proprio miraggio, ovvero un problema sostanzialmente irrisolto, alla luce della cultura statalista e corporativista che domina ancora oggi nella nostra giovane Repubblica. Quest’ultima infatti considera l’interesse pubblico generale, comunque definito, rivendicato e/o rappresentato, preminente rispetto ai diritti individuali o agli interessi particolari dei singoli cittadini (il collettivismo buono contro l’individualismo cattivo).

Una tale presunzione di distinguere schematicamente il bene dal male, rendendo la contrapposizione tra bene e male sinonimo di quella tra pubblico e privato, porta lo statalista a considerare lo Stato, che agisce nell’interesse pubblico, l’unico ente portatore per definizione di interessi buoni perché collettivi. Questa ideologia del “pubblico è bene e privato è male” è la prima causa dei soprusi e della denegata giustizia nei confronti dei singoli cittadini italiani che, alla fine, manifestano atteggiamenti di insofferenza e di rigetto nei confronti delle iniziative di uno Stato Padrone, qualche volta anche imbroglione e spesso un po’ cialtrone e ladrone.

Lo Stato che avrebbe dunque sempre e comunque Ragione, qualunque cosa dica o faccia, non avendo di fatto nessun dovere nei confronti dei cittadini, viene visto spesso come un mostro tentacolare: un sistema di governo della cosa pubblica altamente sperequato, che ha origini lontane nel tempo e che non è estraneo alle ideologie politico/religiose che difendono ad oltranza una supposta Verità formale ma non sostanziale, che ha lo scopo mai dichiarato di mantenere stabile il proprio monopolio culturale, sociale ed economico che preferisce veicolare l'idea del terrore e di pauperismo, al benessere generalizzato del maggior numero di cittadini.

Secondo gli statalisti democratici quindi questo Sistema è sano e funziona egregiamente e non vi è motivo di cambiare rotta o rimetterne in discussione la sua struttura ordinamentale, per offrire maggiori garanzie di libertà ai cittadini. Anzi è bene espanderlo e renderlo sempre più autoritario e capace di avocare a sé pieni poteri attraverso i suoi apparti ideologici e quelli repressivi.

Purtroppo alcuni banali esempi di antagonismo tra Stato e singoli cittadini si rilevano nei comportamenti di enti quali: il Fisco con la sua Agenzia delle Entrate; la Giustizia, orientata a garantire finora esclusivamente un sistema inquisitorio; la Pubblica Amministrazione che, con la sua burocrazia interna e le sue decisioni prevalentemente orientate a complicare la vita ai privati cittadini, considera di fatto questi ultimi dei sudditi.

Il cittadino, chiamato ad esempio a rispondere di evasione contributiva, magari per un errore dell’amministrazione, che si trova di fronte un ente che pare avere soltanto diritti e nessun dovere, a meno di ricorrere alla giustizia civile o amministrativa che troppo spesso penalizza il privato, non ha modo di uscirne vivo.

Il cittadino che si trova di fronte ad una separazione giudiziale intentatagli dal coniuge, deve attendere anni prima di vedere riconosciuti i propri diritti, sempre che il giudice di competenza non commetta errori fatali che possono portare il convenuto o la convenuta in mezzo ad una strada.

Infine, ma non da ultimo, l’investimento in tempo e mezzi per ottenere un’autorizzazione dalla Pubblica Amministrazione che può bloccare una pratica, senza mai portare a soluzioni, a meno di non “oliare”, come si dice in gergo, il Sistema.

Tutti casi che potremmo definire estremi, ma che nel nostro Paese risultano di normale amministrazione così come accade per l'incarcerazione preventiva di individui innocenti costretti alla privazione della libertà per anni. Troppo spesso questi casi rimangono nell’ambito del sopruso senza indennizzo o arrivano a conseguenze nefaste perché, come si sa, gli atteggiamenti di cinismo dello Stato democratico possono arrivare a creare dei casi disperati come quelli di istigazione al suicidio o alla reazione smodata e violenta di chi ha subito soprusi ai quali non trova rimedio.

L'esempio della tendenza odierna all’affermazione di una Verità oggettiva rivendicata con violenza verbale dai sostenitori della Ragion di Stato cosiddetta democratica è quello che scaturisce della gestione pubblica della 'scienza normale' o nel caso italiano della Scienza di Regime, che come abbiamo visto in questo disgraziato periodo di pandemia è sottoposta sempre al controllo monopolista di personale opportunamente selezionato, che non ostacola mai le indicazioni degli apparati gerarchici di riferimento.

Mancano meccanismi dialettici, sufficientemente affidabili, che garantiscano ai singoli cittadini o soggetti collettivi l’obbiettività all’interno o all’esterno degli enti preposti alla Scienza di Stato.

Ma la stessa cosa accade anche per l’arte, che resta dipendente dalla cultura dominante e da istituzioni fortemente orientate nel solco di un’Arte di Regime (architettura, pittura, scultura, teatro, danza, musica, cinema).

Eppure la Carta costituzionale al primo comma dell'articolo 33 afferma che: "L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento".

Ma come si comprende, si tratta di una vera e propria "fake news" costituzionale che non viene di fatto ammessa nella prassi di Regime.

E questo è il comportamento di un vero Stato Padrone che predica bene, ma razzola molto male.