La scienza in una società oppressiva...

 

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Paul Karl Feyerabend (Vienna, 13 Gennaio 1924 – Genolier, 11 Febbraio 1994) 

 

L'immagine di un pensoso Feyerabend è utile per stigmatizzare la Mostra universitaria che,

in suo onore, preferisco chiamare: il Mostro universitario

invitandovi naturalmente a leggere o rileggere il post da me p

 

 

Quando si tratta di Università, italica, statale o parastatale, ovvero milanese, è necessario diventare molto seri. Non è più lecito infatti scherzare! Non si può più giocare con qualche battuta ironica, perché gli accademici ambrosiani non lo permetterebbero...Non hanno il senso dell'umorismo...Bisogna sempre volare molto in alto, al limite dell'Iperuranio, o meglio, del "Motore Immonile", certamente più consono alle loro sovrastrutture scolastiche.

Tuttavia, grazie al conforto di un libero pensatore come Feyerabend (austriaco - che i milanesi facciano il loro inchino!), cercherò di esercitarmi nel tentativo di richiamare un'antitesi colta contro questa 'nuova' Santa Inquisizione scientista, dato che, posto di fronte a quello che appare un esercizio di tracotanza mediatica con l'avallo accademico, si avverte quel retro gusto maleddettamente autoritario e discriminatorio, che obbliga qualunque essere umano mediamente pensante a sobbalzare su una qualunque sedia di modesta qualità.

Diciamo subito che il titolo della "Mostra" che, come detto, non esito personalmente a definire più MOSTRO che Mostra, si tenta di accreditare, su un fondale accademico di orientamento filosofico e psicologico (quale psicologia?), una vera e propria caccia alle streghe di nera memoria (nera come l'abito talare dei gesuiti che probabilmente informano quella caccia).

Proprio Feyerabend già nel 1978 in "Science in a Free Society" ammoniva: "Una società libera è un'unione di uomini maturi e non un gregge di pecore guidato da un piccolo gruppo di sapientoni." (citazione tratta dalla traduzione italiana: "La scienza in una società libera" Feltrinelli 1981 - la pagina ognuno se la può cercare da sola/o, perché qui, sinceramente, preferisco non utilizzare le regolette accademiche).

Leggendo infatti l'invito alla mostra interattiva milanese che, certamente per fare numero, titola "Complottismo, fake news e trappole mentali" non nego che mi è venuta subito in mente l'informazione quotidiana dei due principali "giornaloni" milanesi. Poi ho pensato: "NO! forse intenderanno riferirsi al livello intellettuale che aleggia ormai dal dopo pandemia sulle televisioni nazionali!".

Purtroppo, ahinoi, era chiaro dal primo termine "complottismo" che le cose non potevano stare così. Affiancato infatti al manipolatorio e volgare uso dell'inglesismo "fake news", era evidente che si rendesse palese il fine ultimo dell'iniziativa messa in campo in una metropoli ormai decisamente mostruosa e piena di trappole 'progressiste' no solo mentali.

Chiunque pensi che chi scrive parli senza conoscere "la città del sottosviluppo", si arrenda gentilmente al fatto che proprio chi scrive ha vissuto per quasi tre decenni nella città dei cosiddetti "sapientoni", per dirla alla Feyerabend...naturalmente. Quelli che dentro le sacre stanze di un Ordine, non religioso,  hanno apostrofato gli astanti definendoli: "...I signori nessuno che pretendono di parlare!".

Se la mia tesi sulla finalità della mostra è quindi plausibile, senza voler andare in visita alla suddetta kermesse milanese, posso inferire che si tratti di un ulteriore è banale tentativo di teorizzare mediaticamente il complottismo anti vaccinale ed anti obbedianza ordinamentale e militare con l'avallo dell'accademia scolastica. Per interderci, sempre e comunque, con riferimento quell'atteggiamento che condanna ormai come "terrapiattismo no-vax", o più recentemente "putinismo di maniera" qualunque pensiero non allineato. Atteggiamento quindi che ha una naturale funzione manipolatoria, onde discriminare e quindi annientare chiunque ragioni al di fuori dei pensatoi accreditati dal Regime, storicamente già a suo tempo screditati da Feyerabend.

Ed ecco il passo finale del capitolo che Feyerabend ha chiamato anche: "verità" degli esperti:

"La situazione che ho appena descritto ha molto in comune col comportamento delle democrazie in tempo di guerra. In guerra uno Stato totalitario ha mano libera. La sua azione non è limitata da considerazioni umanitarie; le uniche limitazioni che esso riconosce sono dovute ai materiali di cui dispone, alle doti di intelligenza dei suoi capi, alla sua forza militare. Da una democrazia ci si attende che tratti il nemico in modo umano, anche se ciò dovesse diminuire le probabilità di vittoria. Ammettiamo che solo poche democrazie siano all'altezza di questi criteri, ma quelle che osservano questi principi danno un contributo importante alla nostra civiltà. Nel campo del pensiero la situazione è esattamente la stessa. Dobbiamo renderci conto che ci sono cose più importanti che vincere una guerra, che contribuire al progresso della scienza o che trovare la verità. Inoltre non è affatto certo che, lasciando a profani le decisioni fondamentali, si riducano le probabilità di successo.".

E se Feyerabend aveva ed ha ancora ragione, coloro i quali vengono definiti: "complottisti, terrapiattisti ed orrendi no-Vax che addirittura "muoino e fanno morire" perché non si vaccinano col siero magico che non immunizza", dove vivono?

In uno Stato autoritario o in una democrazia?

Certamente, in una società oppressiva!